Il Museo della Bonifica, situato all’interno di uno stabilimento idrovoro attivo, racconta al visitatore la storia millenaria del rapporto tra uomo e acqua.
Le bonifiche hanno inciso in modo determinante nell’evoluzione geomorfologica e nell’organizzazione antropica della bassa pianura padana e hanno determinato, in modo concreto, l’assetto politico, sociale, culturale e ambientale del territorio.
L’ Impianto Idrovoro di Saiarino, sede del museo, è uno splendido edificio in stile liberty inaugurato da Re Vittorio Emanuele III nel 1925. È il cuore del grande sistema di bonifica di destra Reno e garantisce sicurezza idraulica ai territori della bassa pianura bolognese.
La bonifica riguarda i territori compresi tra i fiumi Reno e Sillaro, e prevede una immensa rete di canali distinti in acque alte e basse con idrovore e casse di espansione.
Attraverso una passeggiata archeologica attraverso attrezzi e macchine impiegate nei lavori di bonifica, si raggiunge la sala pompe, cuore del cantiere. Qui si trovano le sei pompe in ghisa che sollevano le acque del canale Lorgana portando le acque dei territori più bassi della pianura nel canale emissario ad una quota più alta che, a sua volta, le porta in Reno o nelle casse di espansione.
La sala delle pompe è un vero e proprio monumento di archeologia industriale: un edificio decorato all’interno e all’esterno in stile liberty con fregi e motivi geometrici, arredato con balaustre e lampade in ferro battuto.
L’insieme delle decorazioni e delle strumentazioni conferiscono all’ambiente fascino ed eleganza in perfetta sintonia con l’imponenza e la magnificenza delle macchine.
Sono ancora presenti nella sala strumenti e macchinari ormai in disuso e un limnigrafo che misura ancora oggi il livello delle acque a monte e a valle dell’impianto attraverso un sistema di carrucole e galleggianti.
L’Impianto Idrovoro di Saiarino nasce già alimentato dall’energia elettrica, per questo parte fondamentale del percorso museale è la centrale termoelettrica con le vecchie e moderne apparecchiature per produrre e trasformare la corrente elettrica.
Nell’atrio della centrale una serie di immagini e di statue mostrano i protagonisti della storia delle bonifiche: Pietro Pasini, lo Scariolante e i prigionieri austro-ungarici che lavorarono durante la prima guerra mondiale. Da qui si raggiunge poi la centrale termoelettrica in disuso con le caldaie (3 in origine, ora 2), la turbina e l’alternatore per la produzione di energia in situazioni di necessità.
Una sala, detta del grande click, dimostra come funzionavano i vecchi interruttori che trasmettevano corrente all’impianto.
Come si visita
Il museo è visitabile solo su prenotazione da effettuare con una settimana di anticipo e solo con visita guidata (minimo 5 persone)
Intero 6,00 € • ridotto 4,00 €
Dove si trova: Strada Saiarino, 1 – 44011 Campotto di Argenta (FE)